Costruita nel 1867 sullo stesso luogo dove sorgeva la vecchia chiesa romanica e terminata nel 1869, mentre il campanile viene edificato nel 1880-1881.
Scrive L’arcivescovo Antonio Sotgiu nel libro dei Dec. del 23 giugno 1873 “visitata la Chiesa Parrocchiale, eretta sotto l’invocazione di Santo Stefano protomartire, e rifabbricata da pochi anni…”. Lo stesso arcivescovo sempre nel 1873 scriveva: “Visitata la chiesetta di S. Stefano ordiniamo che si ripari sollecitamente il tetto, che si tenga cura del cimitero che è attorno alla stessa Chiesa”.
Nella chiesa parrocchiale di Santa Maria Maddalena riposano i resti di due martiri provenienti dalla chiesa di San Giovanni: San Lucro e San Armedo. L’ultima ricognizione risale al luglio 1866 ad opera del vicario parrocchiale Dott. Gabrielle Devilla e dell’arcivescovo Paolo Serci Serra che mise i sigilli.
Nella chiesa sono inoltre presenti tre altari lignei in stile barocco di scuola Napoletana, probabilmente costruiti a Cagliari. I manufatti sono di pregevole fattura, ma adattati con poca perizia; nel 1984 sono stati restaurati a cura del comune.
Nella parrocchia sono utilizzati, ancora oggi strumenti liturgici del 700 di buon valore artistico, è inoltre di pregevole fattura la statua di Sant'Elia Profeta del sec. XVIII.
Nel cortile esisteva un oratorio cappella, gestito dalla Confraternita del Rosario fondata il 5 marzo 1635 dal domenicano Thomas Pitzalis “commissario de sa Santa Crusada” in conformità alla bolla di Clemente VIII, nei documenti si legge “fundassion de la confradia y ermanada del santissimo rosario”. La Confraternita si scioglie nel seconda parte del secolo scorso (l’ultimo verbale risale al 1962).
Nel 2007 muore l’ultimo confratello, sig. Giuseppe Atzori, e come consuetudine viene sepolto con la veste di confratello.
Nel 1730 si hanno notizie anche della fondazione del Terzo Ordine, il cui fondatore fu probabilmente un frate del convento di Genoni.
In stile romanico-pisano del sec X – XI, a tre navate con archi a tutto sesto, copertura in coppo sorretto da capriate. La chiesa era lastricata e il presbiterio era in cotto di Nurallao, all’esterno campeggia il campanile a vela, comune nelle chiese campestri sarde.
Dopo la seconda guerra mondiale ci sono stati interventi, talvolta maldestri, di modernizzazione, che hanno distrutto quel poco che era rimasto dell’edificio originale.
Intorno alla chiesa sorgevano le loggette (ne rimangono alcune funzionanti). La chiesa è stata costruita probabilmente su un sito archeologico preesistente denominato “Ruinas”. Sull’altare si ammira il quadro di S. Elia, vestito da carmelitano con spada e libro, insieme ad un altro personaggio biblico; il quadro probabilmente risalente al 1754 è opera di un pittore non sardo, forse Casanova, che fu attivo in Sardegna in quegli anni.
L’attuale quadro è copia dell’originale fatta dal pittore nuraghese Marcello Demara a cui si devono anche i quadri della chiesa parrocchiale di Nuragus.
Sorgeva non lontano dal nuraghe Santu Milanu, probabilmente era già distrutta completamente dal 1800, infatti non ci sono osservazioni sulla chiesa nei Decreti Vescovili dell’epoca. Si ritrovano sue notizie nei documenti sino al 1606.
Nel secolo scorso è stata rinvenuta parte di una campana della chiesa.
Si trovava in località “Santuanni”, è stata smantellata nel 1790 perché ormai abbandonata e in parte distrutta.
Non si ha memoria storica dove sorgesse, nei decreti recenti non appare per cui si deve supporre che sia stata demolita già nel 1700, certamente sorgeva nell’omonimo vicinato, (con molta probabilità dov’è ora la casa parrocchiale).
Rimane la festa importante che si celebra a gennaio.