Se ti dovesse capitare di visitare le sale dei Musei Vaticani, affrescate nel Rinascimento, soffermati un attimo a guardare le cartine delle regioni italiane affrescate nelle pareti, troverai che in Sardegna, tra le città importanti, è presente Valentia in agro di Nuragus, quel sito, ormai quasi dimenticato, dà origine al nostro paese.
Di Valenza abbiamo riferimenti storici importanti già da scrittori romani come Plinio il Vecchio, che cita Valenza nella sua opera Naturalis Historia e Tolomeo, che nell’Itinerario, ricorda la “Statio di Valentia”.
Nel Medio Evo il Papa Onorio III (1216-1227) dona all’arcivescovo di Oristano il villaggio di Nuragus con la Chiesa di Santo Stefano (probabilmente risalente all’anno 1000 in puro stile romanico) nel giorno del Signore 11 Luglio 1221, mentre nel Codex diplomaticus Sardiniae si riscontra un cenno importante: il 4 aprile 1336 nel testamento di Ugone (giudice di Arborea) si trova: “adjungimus feudo ville de Nuragus…”, “…villa nostra de Coni...”) chiara dimostrazione che anche Coni era un villaggio di un certo interesse.
Sotto il giudicato di Arborea Nuragus faceva parte del marchesato di Laconi, ma veniva individuato come “Parte e Valenza” alla quale facevano riferimento le località limitrofe Genoni e Nurallao, Senis, Assolo etc. zona che …….in seguito viene indicata come Valenza- Brabasciana, oggi, non si sa per quale motivo, ha preso il nome di Sarcidano che include solo in minima parte l’antica regione.
“…Con diploma del 10 Nov. 1479 si concedette ad Enrico de Enriquez il Viscontado di Sanluri e tutto il distretto di parte Valenza”, “…Forte quindi di quel buon successo occupava le regioni di Partemonte, Valenza, Monreale e Marmilla” Storia di Sardegna di G. Manno.
Pur non esistendo documentazione storica sulla nascita di Nuragus, dobbiamo credere veritiera quella tradizione che vuole le sue origini dovute al trasferimento della popolazione dalla città di Valenza dopo una pestilenza, questa ipotesi trova conferma nello studio della prof.ssa Terrosu Asole che indica come sistema di edificazione caratteristico dei centri abitati trasferiti con un sistema viario fatto di una serie di brevi e tortuose strade, convergenti attorno ad un certo numero di spazi più larghi.
Probabilmente l’abitato è nato intorno alla collina dominata da un nuraghe (prazz’e su nuraxi) esistente sino al 1955, distrutto durante la costruzione della scuola elementare.
Il tessuto edilizio tradizionale appare suddiviso in rioni ben distinti che rimangono identici a distanza di secoli, infatti con l’aumentare della popolazione non si costruivano nuove case, ma si dividevano tra i figli, nascendo così case con tipologia particolare quasi a corridoio.
Negli anni del dopoguerra aumenta a dismisura la superficie edificata pur mantenendo una forma compatta e sub circolare solo dopo gli anni 60 con la costruzione di nuove case la superficie edificata diventa circolare includendo del tutto la zona più alta (prazza de su nuraxi).
Nuragus quindi, oltre ad avere una storia comune a molti centri della Sardegna risalente al periodo nuragico, (nel territorio vi sono circa 30 nuraghi, tra cui un rarissimo nuraghe esalobato, che dimostrano l’importanza della zona).
Con il nome Nuragus viene indicato anche il vitigno molto coltivato sino a metà del secolo scorso. Alla fine del 1800 si produceva così tanto vino che nei “zileri” di Nuragus si pagava non per quantità consumata, ma per tempo (questa grande disponibilità era probabilmente dovuta alla guerra del vino con la Francia).